Premessa
La nostra non è una posizione aprioristica, senza se e senza ma, ma ragionata e motivata. Vi sono paesi nel mondo che utilizzano l’energia nucleare da decenni, senza problemi, accettata dalla popolazione, integrata come infrastrutture nel territorio e inserita in una pianificazione e politica energetica coerente ed organizzata. Essi ne hanno tratto e continuano a trarne concreto vantaggio. Il nostro Paese non è tra questi e, secondo noi, non ha (più) la possibilità di esserlo. Ecco perchè.
Particolarità italiane
L’8 ed il 9 novembre 1987 l’Italia decise di porre, attraverso un referendum, severi limiti allo sviluppo dell’energia nucleare ed infine giunse, unico paese al mondo, a decidere di abbandonare anche quanto già realizzato. Scelta giusta o sbagliata questa è la situazione ad oggi. Dal 1987 ad oggi le quattro centrali nucleari italiane (Trino Vercellese, Caorso, Latina e Garigliano, quest’ultima ferma già dal 1978) non sono state “decommissionate” ossia smantellate; sono ancora lì con costi immensi sopportati dalla collettività (si stima oltre un miliardo di vecchie lire al giorno) e soprattutto tali siti, insieme ai tre siti di stoccaggio “temporaneo” dei rifiuti più pericolosi (Saluggia, Casaccia e Trisaia) contengono ancora circa 90.000 metri cubi di materiale radioattivo.
L’ultima definizione di un Piano Energetico Nazionale di lungo periodo è del 1988. Largamente disatteso (prevedeva infatti competitività del sistema produttivo, diversificazione delle fonti e delle provenienze geopolitiche, sviluppo delle risorse nazionali, protezione dell’ambiente e della salute dell’uomo e risparmio energetico) è oggi un documento comunque datato, anche perché si riferisce ad un quadro istituzionale e di mercato che nel frattempo ha subito notevoli mutamenti, anche per effetto della crescente importanza e influenza di una comune politica energetica a livello europeo. Le direttive e normative europee sono state dall’Italia recepite ma mai inserite in una politica coerente e di medio-lungo periodo. Ad oggi rimangono prive di risposta domande fondamentali quali:
Come pensiamo di rispettare gli obiettivi di Kyoto entro il 2012?
Come pensiamo di alimentare i nostri mezzi di trasporto nei prossimi 20 anni?
Con cosa scalderemo le nostre case nei prossimi 30 anni?
Soprattutto, quanto ci costerà ? Potremo permettercelo?
Negli ultimi 20 anni tutti i grandi progetti infrastrutturali sono stati realizzati con ritardi immensi, ricorrenti scandali per corruzione e concussione, costi esorbitanti e scarsissimo rispetto per l’ambiente circostante. Molti sono ad oggi ancora incompiuti quando non addirittura ancora da avviare. Il territorio italiano, da nord a sud, è interessato da un dissesto idrogeologico generalizzato causato da incuria, sfruttamento indiscriminato delle risorse (acqua, roccia, ecc.) ed edilizia incontrollata (anche quella legale). Quale fiducia si può avere oggi in qualsiasi scelta governativa che miri a soluzioni basati su grandi investimenti e grandi infrastrutture?
Il nucleare civile: alcuni fatti
L’energia nucleare prodotta attraverso fissione è oggi considerata da qualcuno la panacea universale al problema energetico e da altri l’estremo atto di irresponsabile inquinamento e rischio catastrofe. Ragioniamo su pochi e chiari dati non contestabili e traiamone le logiche conclusioni.
Con l’energia nucleare si produce elettricità . A livello mondiale l’elettricità costituisce solo il 16% circa del complesso degli usi energetici. Questo diventa il 20-25% nei paesi più ricchi (fonte International Energy Agency). Ma circa il 70% di questa energia elettrica è prodotta da fonti fossili (carbone, gas, petrolio), il 15% circa è di fonte idroelettrica e solo il 13-14% con il nucleare (era il 18% nel 1993), con il rimanente 2-3% prodotta da fonte eolica e solare e geotermica.
Ci sono oggi 436 (a quanto risulta alla IAEA) reattori distribuiti in 31 nazioni, con un’età media di 25 anni. Molti di questi saranno chiusi nei prossimi 5-10 anni. Negli ultimi 15 anni nonostante le migliorie tecnologiche il numero complessivo di reattori è rimasto costante (3-5 nuovi ogni anno, altrettanti chiusi) ed anzi il 2008 è stato il primo anno in cui sono stati chiusi più reattori di quanti ne siano stati avviati. Anche considerando che tutti i progetti oggi presentati di nuovi reattori vengano realizzati entro i prossimi 5 anni e che questi saranno più potenti di quelli contemporaneamente chiusi, nel 2015 il contributo nucleare al fabbisogno energetico mondiale (comunque in crescita) sarà lo stesso degli ultimi anni.
Oggi servono 65.000 tonnellate di uranio naturale l’anno per avere il combustibile per i reattori attualmente in funzione. Negli ultimi 15 anni la produzione mondiale di uranio naturale non è andata oltre le 44.000 tonnellate all’anno. La quota mancante è stata integrata, grazie alla fine della guerra fredda, dallo smantellamento di 12.000 testate nucleari, da scorte strategiche e dal ri-arricchimento di scorie civili. Il potenziamento della fonte nucleare, a livello mondiale, richiederà tra le 94 e le 122 mila tonnellate all’anno. Ad oggi questa capacità produttiva non esiste.
Oggi 10 nazioni consumano l’84% dell’uranio disponibile. Solo quattro di esse sono anche produttori e solo una di esse, il Canada, è anche esportatore e le sue miniere producono meno ogni anno. Per le nazioni europee la dipendenza dalle importazioni di uranio è praticamente del 100%, quindi più forte ancora in percentuale della dipendenza per le fonti fossili.
Chiunque progetti di costruire una centrale nucleare a fissione oggi (che costa fino a 4 miliardi di Euro per GWe di potenza installato) deve considerare l’esigenza fondamentale di garantirsi il riformimento di combustibile ad un prezzo accettabile per i successivi 40 anni.
Conclusioni
Non abbiamo più un’industria nucleare da oltre vent’anni. I reattori, di terza generazione, quindi ancora a fissione con combustibile di uranio arricchito e mix di plutonio e uranio, ce li faremmo costruire dai francesi. In Italia, forse, avremo qualche commessa per la parte meccanica e idraulica. Reattori analoghi, attualmente in costruzione (ad esempio in Finlandia), hanno evidenziato parecchi problemi, ritardi e lievitazione dei costi. Quelli italiani già nelle migliori previsioni dovrebbero entrare in servizio non prima del 2020. I reattori di quarta generazione (quelli al torio) sono ancora là da venire (non c’è un solo esempio di successo di tali reattori a livello sperimentale). La fusione nucleare sembra essere sempre 50 anni nel futuro.
Molto concretamente:
Da dove verranno i soldi per costruire i reattori italiani (64 miliardi di euro, così a braccio), visto che si stanno già tagliando gli incentivi per efficienza energetica e fonti rinnovabili?
Chi ci fornirà il combustibile per i 40 anni di vita dei reattori? A che costi?
Dove pensiamo di mettere le scorie visto che non sappiamo ancora dove mettere quelle che abbiamo già ?
Le grandi centrali eoliche, che sono la fonte di energia rinnovabile con il miglior rapporto costi – benefici (e senza rischi per l’ambiente), sono state vietate. Ora dovremmo accettare almeno quattro grandi centrali nucleari dopo che in 22 anni non siamo riusciti a smantellare quelle vecchie?
Buongiorno,
a proposito di energie alternative vorrei sapere se si
̮̬ a conoscenza di altri medoti per il riscaldamento
di una casa autonoma senza l’uso di prodotti petroliferi, ovviamente non a costi elevati.
Se potete darmi alcune informazioni.
Grazie e buona giornata.
Anna Pagliano